“ARCADIA, IL TEMPO PERDUTO” DI CORONA PERER
Arcadia, inaugurata l’11 luglio a Trento è uno degli eventi collaterali di Manifesta7. Al Museo Tridentino di Scienze Naturali resterà fino al 5 ottobre. Rappresenta un mondo andato e la paura che si stia perdendo tuttora ciò che di più bello caratterizza il pianeta Terra: l’incomparabile bellezza della sua natura. Lo dice un artista che da tempo si è concentrato sugli animali: Maurizio Boscheri per il quale ritrarre i soggetti in via di estinzione è un modo per dire la precarietà naturale.
Ma perché sempre e solo gli animali e mai l’animale uomo? Non è forse a rischio anche lui nel momento in cui compromette la natura? La domanda è fin troppo ovvia. Lui risponde con la stessa pazienza delle minuziose tele esposte al Tridentino di via Calepina a Trento. “Fin da piccolo il linguaggio animale mi è sempre stato più chiaro di quello umano”, dice l’artista che ha vissuto tra volpi, gufi, serpenti nella casa in campagna della sua prima infanzia. “Sono in profonda simbiosi con il mondo animale”. Il Museo Tridentino che lo ospita è una sorta di approdo naturale. Ma lo ha anche ispirato. Tra la trentina di opere l’artista ha dato un posto d’onore al toporagno elefante (il roditore con una lontana parentela cromosomica con gli elefanti) scoperto dal team del museo alcuni anni fa nelle foreste del Centro Africa. Un piccolo carnivoro – non più di una quindicina di centimetri – che si nutre di insetti e usa un lungo naso prensile come una proboscide per scavare nell’humus della foresta tropicale alla ricerca di vermi e larve di cui si nutre. “E’ in pericolo anche lui: le foreste africane sono divorate dall’industria del legname. I nostri figli troveranno un mondo ben diverso da quello di oggi: si calcola che in meno di 20 anni l’Amazzonia e l’immenso bacino delle foreste centro-africane saranno annientate dalla nostra insaziabilità con gravi conseguenze per la biodiversità e il clima”. Maurizio Boscheri con i suoi olii richiama così l’attenzione sulla fragilità del creato e sulla sua immensa bellezza. Autodidatta, è approdato alla pittura dopo anni di lavoro come manager di multinazionali. Nato a Mezzolombardo nel 1955, ha viaggiato in zone esotiche entrate nelle sue tele grazie ad una stratificazione di tecniche. Nel corpus di opere scelte dal curatore della mostra Mario Liberali (e illustrate in catalogo dal testo critico di Orietta Berlanda, ed. La Grafica) vi sono espedienti tecnici volutamente portati all’eccesso: da una parte sospensione e stupore, dall’altra esaltazione timbrica della tavolozza, effetti flou e decorativismo. Dietro al fulgore dei fiori e alla varietà delle razze animali narrate da Boscheri si cela una dimensione malinconica.